sabato 21 maggio 2011

Volley, Grbic: "Non ho avuto un allenatore che mi ha spiegato il palleggio"

Esigente, determinato, preciso, non solo con se stesso, e con uno spirito vincente al di sopra della norma, decisamente. Questo il ritratto emerso dalle due ore che Nikola Grbic, palleggiatore di Cuneo, ha passato in palestra con i ragazzi del Vero Volley. <Ho avuto opportunità di giocare all'estero ma per rimanere un giocatore di valore devi allenarti in campionati dove anche se giochi con l'ultima in classifica puoi perdere. Molti giovani invece preferiscono giocare dove prendono più soldi, ma prima devono dimostrare il loro valore e soprattutto puntare a migliorare.Per diventare forti devi pensare sempre a fare meglio, è l'unico motore. Il percorso è difficile e duro>. La pallavolo? <Un gioco di squadra che comprende anche lo staff di allenatori e dirigenti>. Il miglior giocatore?<Juantorena, è completo. Trento senza lui non avrebbe vinto così tanto>. L'allenatore più bravo. <Ogni allenatore ha la sua metodologia. Con Montali mi sono trovato bene perchè negli anni passati a Milano da ogni giocatore lui è riuscito a tirare fuori il meglio, anche se non ha vinto nulla>. Lo spirito con cui vai in campo? <Io dò il meglio sempre e se non basta vuol dire che ci riproverò la prossima volta. L'applicazione e il lavoro duro mi hanno fatto diventare quello che sono. Solo a 23 anni ho iniziato a lavorare con i canestri come punti di riferimento e ancora oggi li uso. Il mio vero segreto: mi sono sempre allenato pensando che sulle tribune ci fossero i migliori procuratori del mondo>.  Oggi a 38 anni Nikola vuole ancora progredire. <Non potrò modificare la mia tecnica ma a livello tattico posso ancora crescere. Non ho rimpianti perchè le scelte che ho fatto le ho fatte valutando la situazione in cui mi sono trovato: se ho preso una decisione, per me, in quel momento era la migliore. Un palleggiatore deve sacrificarsi per la squadra cercando di mettere i propri schiacciatori nelle situazioni migliori per mettere giù la palla>. L'inizio come schiacciatore. <Mio padre, che era il mio allenatore, mi ha cambiato ruolo e non c'è stato verso di fargli cambiare idea. Ho provato anche a convincerlo attraverso mia madre, però... - ride - Ma come gli dicevo. Io faccio un incrocio, metto il mio attaccante senza muro e gli applausi vanno a lui che ha messo giù la palla!>. Punzecchiato sui mali della pallavolo italiana, Nikola risponde così: <Cosa differenza la mia nazione dalla vostra? Forse che siamo poveri. dove tutto è perfetto non si ha fame>. Sarà questo il male della pallavolo italiana?
La precisione, il segreto secondo Grbic

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